Andare alla scoperta dell’Arbëria non significa tanto viaggiare verso un luogo quanto viaggiare verso un tempo, una cultura e, a volte, verso le proprie radici.
L’Arbëria
L’Arbëria si costituisce in Italia a partire dal XV secolo con il progressivo insediamento delle popolazioni albanesi in fuga in particolare dall’Epiro, in seguito alla morte dell’eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg e l’arrivo dei turco-ottomani che costringono ad una vera e propria diaspora.
I luoghi in cui gli Albanesi trovano rifugio costituiscono convenzionalmente l’Arbëria che comprende ben 41 comuni sparsi in sette Regioni italiane in cui ancora vivono i discendenti di quegli esuli e in cui lingua, tradizioni e religione sono rimaste, sostanzialmente, invariate da ben sei secoli.
Lingua e Tradizioni
La lingua arbëresh non è altro che una lingua albanese che non ha partecipato alle variazioni linguistiche, fermandosi al 1500 circa senza contare le influenze di dialettismi e italianismi.
Le lingue sono considerate patrimonio dell’umanità da preservare dall’oblio. Per questo sono nati nel tempo programmi scolastici e iniziative che favoriscono la conservazione e il riavvicinamento dei giovani alla lingua. Ne è esempio il borgo di Civita, incastonato tra i monti del Parco Nazionale del Pollino, in provincia di Cosenza, dove i giovani non solo parlano l’arbëresh ma conservano i propri usi anche nelle attività economiche locali.
Il rito greco-bizantino
Gli esuli albanesi hanno conservato e custodito anche la religione: il rito religioso greco-bizantino affonda le sue radici nella Liturgia di Costantinopoli. La Divina liturgia segue i formulari di San Giovanni Crisostomo, celebrato nella maggior parte dei giorni dell’anno; quella di San Basilio Magno celebrato nelle domeniche di Quaresima e in altre festività solenni; la Liturgia dei Presantificati celebrata i mercoledì e venerdì e i primi tre giorni della Settimana Santa.
Le icone, luogo reale di presenza divina, sono parte imprescindibile della liturgia greco-bizantina. Attraverso il disegno e la simbologia dei colori, trasmettono un messaggio sacro. Per approfondirne la conoscenza, il luogo ideale è il Museo delle Icone e della Tradizione Bizantina di Frascineto in provincia di Cosenza.
Le Chiese che conservano questa liturgia sono caratterizzate dall’iconostasi, la parete divisoria fra il Divino e il Terreno; per lo più prive di statue ma affrescate secondo l’iconografia greco-bizantina. Una in particolare, la Chiesa di San Giovanni Battista ad Acquaformosa in provincia di Cosenza, è quasi interamente rivestita non da affreschi ma da mosaici in oro raffiguranti le Icone Bizantine e alcuni momenti importanti della Bibbia e del Vangelo.
Le Tradizioni
Le comunità arbëreshe sono molto legate anche alle proprie tradizioni, anche quelle musicali. La musica è considerata il veicolo per esprimere al meglio la propria identità e la propria anima. Le canzoni sono veri e propri racconti musicati e tramandati oralmente sulla madrepatria, sugli eroi, sulle storie fantastiche.
In occasione della Settimana Santa si può assistere ad alcune danze particolari, le vallje. Danze tradizionali albanesi che rievocano la tecnica di accerchiamento messa in atto dall'eroe Giorgio Castriota Skanderbeg. Nel suo andamento circolare, infatti, la vallja "imprigiona" il pubblico che prende parte alla coloratissima festa.
Custoditi e tramandati di generazione in generazione vi sono anche gli abiti tradizionali arbëreshe, diversi non solo da regione a regione ma anche da paese a paese.
Molte di queste tradizioni sono raccolte all’interno delle sale del Museo della Cultura Arbëreshe di San Paolo Albanese in provincia di Potenza in Basilicata.
Il fascino legato all’Arbëria è profondo. Riguarda una comunità che ha saputo mantenere tradizioni antiche di secoli senza isolarsi ma integrandosi con la comunità autoctona delle regioni in cui si stanziava. Comunità che, a loro volta, hanno saputo accogliere chi era in fuga dalla guerra e dalla dominazione straniera, accettandone tradizioni e religione.